martedì 30 gennaio 2018

Leggenda dei tre giorni della merla


Quella che state leggendo è una storia antica, ma molto affascinante: la leggenda dei tre giorni della merla. Secondo quello che ci è stato tramandato, sappiamo solo che così venivano chiamati gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31. 
Durante quei giorni, a Milano, ci fu un inverno molto rigido e freddo. Cadde tanta neve bianca e soffice che si era distesa come un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città: il paesaggio era davvero stupendo!
I protagonisti di questa storia sono un merlo, Pasquino, una merla, Nerea e i loro tre figlioletti: Verina, Podino e Sirino. La bella famigliola era arrivata in città verso la fine dell’estate e aveva sistemato il nido su un alto albero nel cortile di un palazzo del quartiere Porta Nuova. Lì si erano sistemati bene, ma l’inverno era arrivato presto e il freddo era gelido e pungente; per questo Nerea, un giorno, disse a Pasquino: “Il freddo è troppo e la neve è tanta: i nostri piccoli moriranno! Dobbiamo cercare un altro rifugio”. Così, Pasquino, dopo aver perlustrato la zona, decise di sistemare il nido sotto una grondaia al riparo dalla neve che in quell’anno era particolarmente abbondante. 
Ogni giorno Pasquino e Nerea si davano il turno per mettersi alla ricerca di cibo per i loro piccoli. Ma era molto difficile perché il gelo aveva congelato e irrigidito ogni cosa e la neve copriva ogni piccola briciola. Fu così che un giorno il merlo Pasquino decise di volare nei paesi vicini a Milano, deciso a trovare un rifugio più caldo per la sua famiglia e disse a Nerea: “Volerò ai confini della città, per trovare un posto più accogliente per noi e i nostri piccoli!”. 
Intanto, continuava a nevicare e così la merla Nerea, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo e sofferenti per la fame, decise di spostare il nido su un tetto vicino, dove fumava il comignolo di un camino da cui proveniva un po’ di tepore. Il freddo gelido e tenace durò tre giorni: il 29, il 30 e il 31 gennaio. Quando, dopo questi tre giorni, tornò il merlo Pasquino, quasi quasi non riconosceva più la moglie e gli amati figlioletti perchè erano diventati tutti neri per il fumo che usciva dal comignolo del camino! 
Il primo giorno di febbraio fece capolino un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia Pasquino si era scurito tutto perché aveva dormito tutta la notte abbracciando teneramente i suoi piccoli e la sua amata Nerea. 
Da allora, i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un’eccezione! Fu così che gli ultimi tre giorni di gennaio, che di solito sono i più freddi, furono detti i “tre giorni della merla”, per ricordare l’avventura di questa famigliola di merli milanesi. 

Ci sono altre leggende relativi a questi giorni....questa è una delle tante tratta da:

mercoledì 24 gennaio 2018

Addio a Blu, il cane Labrador che rischiava di morire ogni giorno per salvare gli altri

«Le sue forti zampe hanno scavato per le speranze dell’uomo … Sei stato un eroe, lasci un grande vuoto nel cuore del tuo padrone e nel cuore di tutti noi». 
Con queste parole il comando provinciale dei vigili del fuoco di Cagliari ha voluto dire addio a un collega e fedele amico: è morto Blu, il cane Labrador di 12 anni, mascotte di tutta la caserma e apripista del Nucleo Cinofili dei vigili del fuoco in Sardegna.
Preso il brevetto nel centro di addestramento di Volpiano, in provincia di Torino, il cagnolone ha poi un’intesa attività di operazioni di salvataggio: nel 2008 era impegnato in prima fila alla ricerca delle persone scomparse nell’alluvione di Capoterra. L’anno dopo ha preso parte alle intense ricerche tra le macerie del terremoto a L’Aquila, «senza risparmiarsi per giorni e giorni». 
In Sardegna è stato impiegato in più di cinquanta interventi in occasione di ricerca di persone disperse, sempre al fianco del suo conduttore Franco Pinna, il capo reparto del comando provinciale di Cagliari. 


Anche questo blog lo vuole ricordare ed oltre a lui ringraziare tutti i 4zampe che tutto l'anno aiutano l'uomo in operazioni di salvataggio e soccorso, con spirito di abnegazione ed amore. Grazie! 
 

lunedì 22 gennaio 2018

L’Asl farà entrare i cani in ospedali e case di riposo

Savona- 
Cani in corsia e nelle case di riposo dell’Asl.
Al progetto sta lavorando il consiglio direttivo dell’azienda sanitaria. L’iter è appena all’inizio ma il progetto potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi. E così, come un vecchio amico o un parente che va a salutare chi si trova in un momento difficile della vita, Fido potrà attraversare sempre più spesso i corridoi degli ospedali della provincia, entrare nelle pediatrie a strappare sorrisi ai più piccoli o nelle geriatrie a farsi accarezzare. 
Per fortuna l’ospedale non è più in corso Italia, altrimenti sarebbero scattate le multe del Comune. 
Il 5 dicembre l’Enpa ha inviato all’Asl una bozza di regolamento per l’accesso degli animali domestici a reparti ospedalieri e case di riposo, scritto riprendendo i principi di quello adottato dall’Asl4 di Chiavari. Nell’ultimo consiglio direttivo è stato affrontato il tema ed ora l’Asl sta elaborando un proprio regolamento per gli ospedali del savonese e le case di cura per anziani. 
La stesura definitiva dovrà essere esaminata e approvata da uno dei prossimi consigli di direzione; i tempi non saranno brevi ma la strada è stata ormai aperta. 
«E’ un progetto al quale teniamo molto – spiega Roberto Carrozzino, psichiatra e direttore della Struttura complessa del Sert – e al quale l’Asl sta lavorando. Nell’ultimo collegio di direzione è stata esaminata una bozza che dovrà essere perfezionata. La pet therapy viene usata in molte strutture ormai. Il rapporto uomo-animale rientra nel benessere della psiche e dell’affettività; nel caso delle persone anziane prendersi cura di un animale dà una spinta motivazionale. Le incoraggia a muoversi, ad attivarsi per occuparsene». 
Circa tre anni fa, in via eccezionale, l’Asl aveva ammesso il cane di un’anziana paziente ricoverata nel reparto di rianimazione del San Paolo che chiedeva di poter vedere il suo Birba.
«Ricordo il caso di quella paziente in rianimazione – conclude Carrozzino – poter vedere e accarezzare il suo cane aveva avuto un ottimo effetto su di lei». 

fonte: http://www.lastampa.it/2018/01/16/edizioni/savona/lasl-far-entrare-i-cani-in-ospedali-e-case-di-riposo-xquDnNaWu2RKSsVrMfeg0N/pagina.html 

Mi auguro vivamente che questa cosa succeda in tutta Italia: intanto già presso l'Ospedale di Sanremo ciò avviene come potete leggere qui : http://www.ilsecoloxix.it/p/imperia/2018/01/22/ASC2kulM-pazienti_entrare_ospedali.shtml

mercoledì 10 gennaio 2018

Chiudiamo Taiji, la baia della morte #StopMassacroDelfini

Non si arresta la terrificante mattanza di migliaia di delfini e altri cetacei nella baia della morte, a Taiji, piccola città del Sud del Giappone. Il massacro ha la durata di sei mesi da settembre a marzo. 
I delfini sono spinti nel fondo della baia dal rumore provocato da centinaia di battelli finendo in trappola. Poi comincia la triste e cruenta “tradizione” come la chiamano i Giapponesi mentre le acque dell’insenatura diventano sempre più rosse e queste meravigliose creature vengono sterminate per essere mangiate ed anche catturate per andare ad arricchire il business dei delfinari all’interno dei quali resteranno prigioniere a vita. 
Dal 2003, per tenere lontane le telecamere, la baia viene difesa come fosse un luogo militare con tunnel, guardie armate e recinzioni di filo spinato. Ma la barriera di silenzio e di omertà si è rotta e anche in Giappone aumentano le persone contrarie alla mattanza. 
Già qualche anno fa, il film dal titolo “The Cove”- che ha fatto conoscere al mondo quello che stava succedendo a Taiji - ha messo in evidenza anche il rischio per l’uomo. Il documentario denuncia infatti che il mercurio presente nella carne dei delfini catturati nella baia arriva a livelli 20 volte superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. 
Gli integralisti della tradizione hanno reagito con rabbia; ma una parte consistente dell’opinione pubblica giapponese richiede sempre con maggiore forza che la tutela e il rispetto della natura e di tutte le sue forme di vita diventino valori condivisi in grado di generare uno sviluppo armonioso dell’intera comunità. Molti ricordano in Giappone quanto accadde a Minamata, la baia in cui centinaia di pescatori morirono intossicati dai pesci saturi del mercurio scaricato in mare da una fabbrica. 
Unisciti a tutte le persone come noi, non legate a queste tradizioni insostenibili che, ormai, possono e devono essere abbandonate per sempre. 
Nello spirito della Convenzione di Washington del 1946 sulla salvaguardia dei cetacei e dei mammiferi marini e forti dei principi di sostenibilità ambientale e di rispetto delle risorse marine viventi protette diciamo con forza alle Autorità Giapponesi: Insieme a Marevivo chiedi di CHIUDERE TAIJI PER FERMARE IL MASSACRO DEI DELFINI 

Firma anche tu la petizione:
Questa petizione sarà consegnata a:
Cabinet Office Government of Japan 
Al Primo Ministro Shinzo- Abe
Alla Wakayama Prefecture Office, Fishery Division
Ambasciata del Giappone in Italia
 All’Ambasciatore Keiichi Katakami
Ambasciata d'Italia in Giappone 
All’Ambasciatore Giorgio Starace

lunedì 8 gennaio 2018

Zsazsa la cagnolina di 9 anni che veglia per 2 settimane la sua proprietaria

Ennesimo esempio di fedeltà di un cane dopo la morte del proprietario.... 

E’ rimasta al suo fianco per ben due settimane. Non si è mai allontana, quasi fosse pronta allo stesso destino della sua proprietaria. E’ la triste storia di Zsazsa, una cagnolina di nove anni rimasta accanto alla donna che l’ha tanto amata. Deceduta all’età di 66 anni per cause naturali. 
I fatti sono accaduti in un appartamento di Budapest, in Ungheria, e a dare l’allarme sono stati i vicini di casa che da giorni non avevano più visto la donna. Entrati nell’abitazione, i soccorritori hanno trovato la cagnolina accanto al cadavere della donna. 
Zsazsa era gravemente disidratata, così priva di forze da non riuscire a reggersi in piedi. Altri cani, dicono i veterinari che l’hanno presa in cura, sarebbero morti molto prima, anche per il trauma subito. Eppure lei non ha ceduto. Il povero animale aveva poco cibo secco a disposizione, ma la mancanza di acqua le sarebbe stata fatale. 
Secondo quanto raccontato dalle forze dell’ordine, le prime persone entrate nell’appartamento hanno dovuto trascinare via il cane che non voleva staccarsi dalla sua amata proprietaria, probabilmente deceduta prima di Natale. 
Nonostante il trauma subito e le privazioni provate, il giorno dopo lil suo salvataggio era già riuscita ad alzarsi e a scodinzolare ai volontari. 
Non sarà difficile trovare una nuova famiglia a una cagnolina con un cuore così grande. 

(noi di Okanimali glielo auguriamo con tutto il cuore!) 

fonte della notizia: qui